L'obiettivo dell'iniziativa è stato di ragionare e riflettere sul Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza al fine di fornire al gruppo dirigente sindacale strumenti per promuovere una forte azione di merito sui progetti e una altrettanto robusta affinché i tavoli di confronto siano territorialmente rappresentativi.
Sono intervenuti: Lorenzo Mazzoli Segretario Nazionale Spi Cgil, Dipartimento Contrattazione e Legalità; Rita Candeloro Spi Cgil Abruzzo Molise Resp.le regionale Fondi Europei e PNRR; Germano De Sanctis Direttore Dipartimento Sviluppo Economico T. P. Regione Abruzzo; Raimondo Pascale Dirigente Servizio Programmazione Sociale Regione Abruzzo; Lino Gentile Delegato ANCI Nazionale Aree Interne; Fabiola Ortolano Segretaria Regionale UIL; Gianni Notaro Segretario Generale Interregionale Cisl Abruzzo Molise; Carmine Ranieri Segretario Generale Regionale Cgil Abruzzo Molise; Emilio Didonè Segretario Nazionale Fnp Cisl Dipartimento politiche socio-sanitarie.
Il dibattito, aperto dalla relazione introduttiva di Lorenzo Mazzoli, ha messo in evidenza la necessità di aver chiaro il passaggio di fase che offre il PNRR e che una occasione simile non sarà all’ordine del giorno per un po' di tempo.
Dalla sua relazione: La buona riuscita del Piano avrebbe una doppia valenza positiva: 1) avremmo realizzato buone cose per il paese che lo potrebbe aiutare a risalire la china della crisi portando su un terreno avanzato il suo sviluppo; 2) l’Europa progressista avrebbe un forte argomento per sconfiggere in modo netto, almeno per i prossimi anni, la cultura antieuropeista e nazionalista che ci farebbe precipitare indietro nella storia dei popoli, della civiltà, del progresso, della coesione sociale.
E' necessario che l’intero quadro militante del sindacato confederale si senta coinvolto in questo processo di rinnovamento e di cambiamento, che la contrattazione sociale e territoriale sia in grado di coinvolgere soggetti della rappresentanza sociale che condividono valori e aspirazioni per un paese più giusto, che le comunità ci vedano come soggetti di rappresentanza generale a cui si possono rivolgere e sentirsi pienamente coinvolti in un percorso fatto di confronto e di partecipazione democratica.
La crisi di rappresentanza della politica, dei partiti è essenzialmente frutto di spazi lasciati vuoti lasciando le persone da sole, private di tanti luoghi di incontro nei quali ci si confrontava per definire insieme quei “centri di gravità” che fanno delle persone singole una comunità.
In questo senso il sindacato continua ad avere una funzione storica che non possiamo delegare ad altri proprio perché è una nostra prerogativa. E quando non la esercitiamo ci assumiamo la responsabilità di lasciare tantissime persone senza diritto di parola perché quella voce, da sola, sarebbe troppo flebile per essere sentita.