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26 aprile 2010 L’Aquila un anno dopo: unica certezza l’incertezza

Pubblicato in Ricostruzione
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articolo pubblicato su Argento vivo periodico mensile dello Spi Emilia Romagna aprile 2010

5 aprile 2010, ore 24,00. E’ passato un anno. Si sta svolgendo la più partecipata manifestazione che io ricordi. Il centro storico della città dell’Aquila, “la parte non transennata”, è affollato da cittadini, visitatori e giornalisti silenziosi.

C’è poca luce e i percorsi sono obbligati. Mi guardo intorno con la consapevolezza di condividere nostalgia ed ansia per il futuro. Sappiamo, più di ieri, di essere protagonisti, nostro malgrado, di una vicenda che ha sconvolto la nostra vita quotidiana, aggravato la disoccupazione, spezzato le relazioni umane, annullato ogni possibilità di rapporti sociali. In questo anno abbiamo sperimentato cosa significa la mancanza di democrazia, cosa significa subire decisioni assunte in nome dell’efficienza che non sempre è accompagnata dall’efficacia, cosa significa dover tollerare, per senso di responsabilità nei confronti di chi ha perso tutto o molto, scelte che hanno impegnato, senza trasparenza, molte risorse finanziarie, scelte che hanno affrontato parzialmente i problemi e contribuito a distruggere un tessuto sociale ed economico che già si trovava in difficoltà. Mi riferisco alla gestione poco democratica delle tendopoli, all’elevato costo del progetto CASE, alla “capacità” della protezione civile di decidere senza regole e con molte risorse finanziarie a disposizione. Ripeto a me stessa, sempre più spesso, che con queste modalità forse non è tanto difficile gestire onorevolmente un’emergenza. Il difficile viene ora e tocca a noi come cittadini e come istituzioni pubbliche e private. Ad oggi i centri storici della città e dei centri minori, ricchi di storia e di arte, sono in progressivo degrado e non vi sono ancora regole per procedere alla cosiddetta ricostruzione pesante. I lavori di risistemazione delle case senza danni strutturali vanno a rilento. Circa 20.000 residenti sono alloggiati nelle case antisismiche e nei moduli abitativi provvisori, 3500 cittadini vivono ancora sulla costa. Di questi ultimi più del 70 per cento è una coppia o un single e sono per lo più anziani. Altri 2650 sono nelle caserme, negli alberghi della città e dei comuni limitrofi ed anche tra di loro vi sono molti anziani. La situazione è grave e va incrociata con i dati sulla cassa integrazione: l’Abruzzo è la terza regione per incremento percentuale delle ore di cassa integrazione, al secondo posto per numero di ore, L’Aquila è al terzo posto nella graduatoria provinciale. In questo lungo e, paradossalmente, brevissimo anno la solidarietà umana e finanziaria dello Spi e della Cgil, nazionali e regionali, ci hanno consentito di realizzare l’esperienza della tendopoli Campo Coppito murata Gigotti. Un’esperienza che ci ha insegnato molto e che ci ha dato la possibilità di intrecciare preziose relazioni innanzitutto con i compagni e le compagne che sono venuti a prestare opera di volontariato per ogni tipo di servizio, anche i più umili. Un’esperienza che è stata possibile grazie all’esistenza dell’Auser, in quanto organizzazione di volontariato accreditata presso la Protezione civile, che sta modellandosi nel nostro territorio anche nel campo del volontariato con l’istituzione del “filo d’argento”. Lo SPI nazionale, inoltre, ha promosso una sottoscrizione su tutto il territorio nazionale, rivolta alle strutture e ai cittadini, raccogliendo 500.000 euro destinati, attraverso un protocollo con il Comune dell’Aquila, al recupero di un edificio nel centro storico della città in cui aveva sede un centro sociale anziani e un asilo nido. Una scelta precisa che diventa un messaggio oggi ancora più forte a testimonianza che i nostri dubbi sulla pronta attivazione nella ricostruzione del centro storico avevano fondamento. Stiamo facendo il possibile, a volte anche l’impossibile, per ricostruire il nostro tessuto organizzativo e promuovere così quella partecipazione necessaria a garantire scelte democratiche che rispettino il territorio, l’ambiente e i bisogni di tutti i cittadini, in particolare degli anziani che sono i più dimenticati e nello stesso tempo i più fragili a causa della totale incertezza in cui viviamo. Sappiamo che non è sufficiente ma sappiamo anche che quando riusciremo a far aprire il primo centro civico in uno dei 19 insediamenti del progetto CASE avremo aperto una prima breccia nel muro dell’incertezza.

Loretta Del Papa Segretaria SPI CGIL provincia dell’Aquila

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